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Il consolidamento strutturale con resine epossidiche del cantiere navale di Palermo

Posted by Donato Grecoquasi 7 anni fa

HIT-RE500V3,INGHISAGGIO,CONSOLIDAMENTO FINCANTIERI,NAVALE PALERMO

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Una storia eccezionale dal passato: il cantiere navale di Palermo
Fondato dalla famiglia degli imprenditori palermitani Florio alla fine del 1800 e dal secolo scorso gestito da Fincantieri S.p.A., il cantiere navale di Palermo è il più grande complesso cantieristico del Mediterraneo per la trasformazione e le riparazioni navali, in grado di progettare e costruire tutti i tipi di navi per il trasporto di merci e passeggeri.

Il bacino di carenaggio per navi da 400.000 tonnellate, fiore all’occhiello dei cantieri, è da sempre utilizzato per le più svariate applicazioni in campo navale come pulizia degli scafi delle piattaforme off-shore e delle petroliere, riparazione delle navi danneggiate o più semplicemente sito in cui collaudare le nuove navi da crociera.

Da diversi anni l’invaso versava in una situazione di ammaloramento a causa delle ingenti infiltrazioni di acqua marina. Le infiltrazioni erano dovute alla spinta delle acque e agli urti accidentali di natanti ormeggiati.

Per il ripristino delle parti lesionate sono stati previsti i seguenti interventi:

  • idropulitura corticale;
  • posa in opera di barre in acciaio ad aderenza migliorata di diametro compreso tra i 16 e i 24 mm con resina epossidica;
  • fissaggio di rete in acciaio al calcestruzzo con resina cementizia;
  • ricostruzione del paramento a vista con cementi speciali


 
Carichi elevatissimi, testati in cantiere
La problematica principale era dovuta ai notevoli carichi agenti sulle barre inghisate (in alcuni casi anche superiori ai 100 kN su ogni barra) associati alle limitate distanze dal bordo del calcestruzzo e al ridotto interasse tra le barre: i fissaggi, dovendo vincolare le testate dei setti alle pareti ad essi ortogonali, erano stati previsti lasciando poco più di 20 cm per parte dai bordi e collocati ogni 30 cm lungo l’asse dei setti; questa configurazione portava a notevoli interferenze sulla resistenza alla rottura conica del calcestruzzo, portando a riduzioni di carico oltre il 30% rispetto alla resistenza nominale.

Il dimensionamento ha portato alla scelta dell’ancorante chimico epossidico HIT-RE 500 (ora sostituita dall’ancorante HIT-RE 500V3) e a lunghezze di inghisaggio delle barre variabili tra i 50 e gli 80 cm.


Prima della posa in opera delle barre con l’ancorante chimico, è stata condotta una campagna di prove di trazione volte a dimostrare l’idoneità degli ancoraggi per l’applicazione.

Hai un’applicazione altrettanto eccezionale da risolvere? Condividila lasciando un commento, possiamo aiutarti a trovare una soluzione.

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