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Intervista all’Ing. Gianluca Vallerini: il BIM nella progettazione impiantistica

Posted by Irene Pasettocirca 3 anni fa

La digitalizzazione dei processi informativi in Incide Engineering

BIM,MEP

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Nel 1998 l’Ing. Gianluca Vallerini fonda Incide Engineering definendola come “luogo di crescita, idee, cultura e professionalità”. Oggi dopo oltre 20 anni di storia, Incide Engineering sviluppa progetti in tutto il mondo rappresentando una delle più importanti società di ingegneria italiane specializzate nella progettazione di impianti e loro supporti.


Incide è una società di ingegneria che opera da anni sia sul territorio nazionale che estero, utilizzando già da qualche anno la metodologia BIM. Cosa significa BIM e come è cambiato nel tempo il mondo della progettazione?
BIM è diventata una parola oramai comune nel settore delle costruzioni. Ancora però la vera conoscenza del vero significato non è chiara a molti e lo stesso utilizzo non è ancora del
tutto corretto o adeguatamente sfruttato. BIM, che significa Building Information Modelling, nella realtà consiste nella realizzazione di modelli informativi digitali del costruito, che hanno la possibilità di contenere una molteplice quantità di informazioni da utilizzare in diversi settori e tempi del processo costruttivo, dalla progettazione, alla realizzazione in cantiere sino alla gestione dell’immobile.
INCIDE ha iniziato ad utilizzare le metodologie della progettazione computazionale (come sarebbe meglio definire il BIM) oltre 10 anni fa, nell’ambito di una collaborazione con uno studio
di architettura americano per un progetto in Arabia Saudita. Anche per INCIDE questa esperienza è stata naturalmente parziale, rispetto alle reali potenzialità che gli strumenti mettono a
disposizione, senza però che chi la usa ne conosca profondamente il contenuto, e ne chi ne utilizza i metodi, lo faccia in modo totalmente adeguato. Di fatto il BIM ha segnato una trasformazione veramente importante nel mondo della progettazione, molto più grande del passaggio che abbiamo avuto tra il disegno a mano e il CAD. Di fatto entrambi i metodi sviluppavano disegni basati su insieme di grafie, utilizzando un metodo diverso per generarle. Il passaggio tra modelli 3D e BIM (che è il confronto tra il passaggio epocale precedente) è di un fattore di scala molto maggiore. Ora i modelli non servono solo per riprodurre dei designi e rappresentazioni grafiche, ma contengono informazioni che possono essere di tipo prestazionale, funzionale, quantitativa, e possono essere interscambiate tra diverse piattaforme di elaborazioni dei dati.

Quali sono i vantaggi che questa nuova metodologia ha portato negli anni nella vostra quotidiana gestione dei progetti e quali sono, se pensiamo al solo mercato italiano, le principali sfide nella sua applicazione?
Il modo di progettare è totalmente cambiato e sono anche cambiate le figure professionali necessarie per questo tipo di approccio. Oggi guardiamo ad ingegneri ed architetti che conoscano sempre più la progettazione in modo trasversale, e abbiano la predisposizione per approfondire le potenzialità di programmazione degli strumenti BIM. L’integrazione delle varie discipline progettuali è competenza sempre più necessaria in un mondo che oggi vede il processo di coordinamento avvenire in tempi pressoché immediati, mentre un tempo le interferenze le si risolvevano solo alla fine delle singole progettazioni.
Per INCIDE la digitalizzazione dei processi informativi, ha portato maggiore efficienza, necessità di standardizzazione, al fine di ottenere il massimo delle potenzialità dei sistemi, pur ammettendo che ad oggi, possiamo pensare di utilizzare il 50% delle potenzialità disponibili.

In questi mesi abbiamo sentito molto spesso la parola digitalizzazione, associata a settori differenti. In che modo secondo lei è cambiato il mondo della progettazione? Questa situazione
contingente ha veramente dato la giusta accelerazione al mondo delle costruzioni?
Il modo delle costruzioni deve poter affrontare questo cambiamento epocale in modo coordinato e sinergico. Parlare di BIM solo negli studi di progettazione è altamente limitante per la vera integrazione nel mondo delle costruzioni. Ad oggi le imprese vedono ancora il BIM, come un costo da aggiungere agli oneri degli appalti, le stazioni appaltanti producono capitolati informati che riassumono lo tutto lo scibile delle potenzialità BIM, senza avere la capacità di gestirne una minima frazione di quanto richiesto, e i gestori immobiliari, ricevono modelli che sono il frutto di questo contesto ancora scoordinato, quindi non rispondendo alle caratteristiche minime necessarie per poter dare un beneficio finale. E’ pertanto necessario un processo di reale inserimento di questo modello organizzativo, che parta da chi ha il potere economico e decisionale, dando il giusto valore a questa integrazione per poterne trarre un vero beneficio sociale, tramite processi meglio gestiti, immobili più performanti e compatibili con l’ambiente.

Quali sono secondo lei le prospettive future del BIM in Italia?
Credo che la spinta legislativa abbia segnato inesorabilmente la strada e che ogni attore della filiera si stia organizzando al fine di integrarsi sempre di più in questa modalità.
I progettisti hanno bisogno dell’implementazione, da parte dei costruttori delle “famiglie” di prodotti in questo nuovo formato, le imprese devono implementare la gestione del cantiere non più solamente su disegni ma mediante modelli, ed il normatore deve adeguare le regole di ingaggio perché tutto questo sia possibile. Credo che gli attori che hanno lo spirito “innovatore” li troveremo ai vertici delle “classifiche“, chi vede questo come solo un costo, inevitabilmente sarà destinato ad essere superato.

Incide si occupa di progettazione integrata, quali sono le applicazioni per le quali in Italia si ricorre maggiormente alla metodologia BIM e quali quelle da cui potremmo tratte maggiore vantaggio?
Avere la possibilità di collaborare per gruppi di lavoro disciplinari sin dall’inizio della progettazione, è un grande vantaggio per evitare la risoluzione delle problematiche di compatibilità delle varie discipline, quando il livello progettuale è molto avanzato. La possibilità di avere un quadro economico, seppure in progress, durante l’iter progettuale permette inoltre di monitorare le scelte progettuali, nei limiti del budget fissato dal cliente. La possibilità di interscambio delle informazioni tra le varie tematiche progettuali, è la sfida che incide percorre quotidianamente, al fine di ottimizzare i propri flussi di lavoro, e la collaborazione con il mondo accademico, in particolare Patavino, ci aiuta moltissimo in questa direzione che ci siamo prefissati.

Quando avete deciso di implementare la metodologia BIM?
Oltre 10 anni fa

Come vi siete strutturati al cambiamento?
Abbiamo investito in software ma soprattutto in formazione e ricerca e sviluppo.

Come lavorate in BIM?
Abbiamo strutturato i nostri metodi e la standardizzazione operativa al fine di poter ottenere in periodo di implementazione di 5 anni il massimo dai sistemi e dalle capacità professionali.

Secondo la vostra esperienza come vedono le stazioni appaltanti il BIM, sono pronte ad implementarlo nei loro processi?
Credo che le stazioni appaltanti, siano purtroppo quelle più lontane dall’effettiva possibilità di beneficiare del sistema. Il BIM richiede competenze che difficilmente potranno essere implementate in ogni singola stazione appaltante, e pertanto un raggruppamento di competenze sarebbe auspicabile per questo obiettivo.

Si ringrazia l’Ing.Gianluca Vallerini e INCIDE Engineering (https://www.incide.it/) per l'intervista.

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